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I rifugi antiaerei della Seconda guerra mondiale

C’è da rimanere sorpresi quando si sente che a Monopoli, a otto metri di profondità sotto Piazza Vittorio Emanuele II, si trovano dei rifugi antiaerei.

C’è da rimanere sorpresi quando si sente che a Monopoli, a otto metri di profondità sotto Piazza Vittorio Emanuele II, si trovano dei rifugi antiaerei. Infatti, durante la Seconda guerra mondiale, la città diventa bersaglio di numerose incursioni aeree da parte dei cacciabombardieri inglesi, a causa della presenza sul territorio dei serbatoi della Società Italo Americana del petrolio e del Comando militare del IV Deposito Carburanti assieme all’area militare della Cervina.

All’inizio del conflitto c’era soltanto un piccolo rifugio sotterraneo a proteggere i cittadini. Localizzato nei pressi del Monumento ai Caduti, era stato ricavato da una grande cisterna a uso pubblico.

Il 15 novembre del 1940 vengono sganciate ben tredici bombe che provocano danni esclusivamente nelle campagne, senza intaccare il centro cittadino e lasciando incolume la popolazione locale. Il giorno successivo, invece, a esplodere sono otto bombe, che procurano un danno ingente agli edifici urbani. Il più colpito è il Teatro Rendella. Muoiono anche alcuni cittadini.

Dopo i due bombardamenti, l’amministrazione locale si rende conto della necessità di dotare Monopoli di un’adeguata protezione antiaerea. Si arriva così al 15 dicembre 1942, quando il podestà Clemente Meo Evoli affida all’ingegnere Angelo Brescia la redazione del progetto con la previsione di una galleria sotterranea. Alla fine, nel 1943, si opta per due gallerie della lunghezza di 200 metri l’una, disposte in diagonale, al di sotto del piano della piazza.

Sono collegate da due cisterne preesistenti. Vengono costruiti, inoltre, quattro pozzi di aerazione, di cui due funzionanti anche come uscite di sicurezza. L’opera conclusiva, dal prezzo elevatissimo, è dotata pure di impianto elettrico.

I rifugi possono ospitare un numero complessivo di 4200 persone. Tuttavia, vengono utilizzati dalla popolazione solo per un paio di mesi e, addirittura, vengono inaugurati, con la benedizione del vescovo Gustavo Bianchi, dopo l’8 settembre del 1943, quando ormai non servivano più al loro scopo.

Per sessant’anni, dunque, i rifugi antiaerei sono rimasti inutilizzati ed è stato effettuato un sopralluogo per verificare il loro stato soltanto nel 2009, grazie all’interesse dei professori Martino Cazzorla e Raffaele Santo. Vengono da allora valorizzati e aperti al pubblico in appositi orari di visita, al fine di conservare la memoria storica e favorire il turismo.