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La miracolosa storia della Madonna della Madia

Ogni anno, all’alba del 16 dicembre, l’icona della santa protettrice di Monopoli approda alla banchina del molo di Cala Fontanella.

Ogni anno, all’alba del 16 dicembre, l’icona della santa protettrice di Monopoli approda alla banchina del molo di Cala Fontanella, scortata da subacquei che con le torce illuminano il percorso, a rievocare il miracolo avvenuto nello stesso giorno del lontano 1117. La Madonna della Madia, infatti, deve il suo nome allo spagnolo almadía, che significa “zattera”, l’imbarcazione che appunto trasportò la famosa immagine sacra assieme agli angeli.

La Cattedrale, oggi dedicata precisamente alla Madonna della Madia, fu edificata nel 1107 su iniziativa del vescovo Romualdo su una precedente chiesa preromanica, ma la sua costruzione ebbe termine soltanto dieci anni dopo perché non si riuscivano a trovare i legni per costruire la volta a capriate della chiesa. Si racconta che il vescovo allora pregò la Vergine Maria affinché lo aiutasse a trovare il materiale adatto per ultimare il tetto. La Madonna così si mostrò in sogno, la notte del 16 dicembre, a un cittadino di Monopoli di nome Mercurio, annunciando che al porto era giunto quanto richiesto dal vescovo. Mercurio andò da lui per riferirgli le parole della Vergine, ma Romualdo rimase incredulo e tornò a dormire. Allora il giovane fedele decise di andare a verificare di persona: al porto vi era l’immagine della Madonna, trasportata da una zattera e il vescovo dovette infine ricredersi. Come risultato, le 31 travi di legno (secondo il Glianes, profumato legno di cedro) servirono per concludere i lavori di costruzione della chiesa. Ecco spiegato il motivo della rievocazione storica, che viene annualmente ripetuta anche il 14 agosto in tarda serata per i monopolitani residenti all’estero, il tutto seguito da fuochi d’artificio spettacolari che si sommano alle già splendide luminarie.

Adesso l’icona della Madonna della Madia è conservata nell’omonima cappella all’interno della Cattedrale, costruita a metà del Settecento. Infatti, l’antico tempio romanico venne in questo secolo completamente distrutto, per poi essere ricostruito nello stile barocco allora in voga. L’altare della cappella è perciò decorato con ricchissimi marmi policromi, mentre ai lati del quadro che domina l’intero spazio si trovano le preziose statue dei Santi Michele e Giuseppe, realizzate da Giuseppe Sanmartino, celebre autore del Cristo Velato.

Inoltre, recentemente la chiesa è stata sottoposta a restauro, a dimostrazione dell’importanza plurisecolare dell’edificio, non solo luogo di culto, ma anche polo d’attrazione per i turisti.