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Leggende e credenze di paese

EDITORIALE

Ci sono storie che accomunano diversi comuni dell’entroterra barese e, in particolare, Noci, Putignano e Castellana. Diffuse in tutte le antiche culture contadine, si tratta di credenze che spesso hanno spiegato per secoli fenomeni anomali e segni strani.
Un esempio è quello dei vermi presenti nell’intestino, soprattutto dei bambini, che causavano un forte mal di pancia. In tal caso, al posto di consultare un medico, si optava per una guaritrice che si occupava di compiere un rituale per rimuoverli. Davanti al malato, l’esperta, di solito un’anziana, si bagnava il pollice con l’olio d’oliva e tracciava un segno di croce sulla fronte del paziente. In seguito, ripeteva l’operazione sul ventre e, infine, pronunciava uno scongiuro. Si racconta che, come per magia, l’ammalato si sentiva subito meglio e poteva ritornare in tutta tranquillità alla vita di sempre.
Ancora più interessante è la leggenda del folletto che provocava difficoltà respiratorie e insonnia durante la notte, oltre che lasciare vistosi segni sul corpo del malcapitato, apparentemente senza alcuna spiegazione. La sua azione, inoltre, era considerata collegata anche alla sparizione di oggetti.
Si tratta di una figura comune in molte parti d’Italia, conosciuta con nomi differenti a seconda della zona di riferimento. In Puglia il folletto è chiamato Gaguro e altro non è che un piccolo gnomo con un cappello che si diverte a fare dispetti durante la notte. Ama saltare sulla pancia mentre si dorme ed è per questo che rende il respiro affannoso. In più, intreccia in maniera inestricabile i capelli, soprattutto se lunghi e ricci.
Svariati comuni pugliesi conservano storie legate alla figura del Gaguro, ma se ne sente parlare più di tutti a Putignano e dintorni. Qui le famiglie contadine che abitavano nelle masserie, ogni giorno, trovavano nelle stalle le criniere dei cavalli piene di nodi, oppure, quando ci si svegliava all’alba per preparare il pane, il folletto era solito nascondere gli utensili utili all’impasto della farina o nascondeva le scarpe, per impedire ai lavoratori di alzarsi dal letto.
Inoltre, si narra che amasse accendere la radio a tutto volume di notte e che intrecciasse le corde dei pozzi, in modo da non consentire più l’approvvigionamento idrico.
Ma la cultura contadina aveva studiato anche delle maniere adeguate a tenerlo lontano e stare al sicuro. C’era chi spargeva monete sui mobili o posizionava, come gesto scaramantico, una vecchia scopa vicino al letto. Così, il Gaguro poteva trascorrere il suo tempo a contare le setole della scopa anziché fare i dispetti.
Oppure si adottava un altro piccolo accorgimento: evitare di spazzare a terra e di rimuovere le briciole dalla tovaglia di sera. Come si narra anche nel romanzo Cristo si è fermato a Eboli (1945) di Carlo Levi, se si spazza la sporcizia, essa va sulla faccia dell’Angelo atto a proteggere il focolare e quest’ultimo, offeso, abbandona la casa. In caso contrario, l’Angelo rimane al suo interno e resta tutta la notte a vegliare sulla famiglia.
È soltanto una leggenda, ma resta pur sempre affascinante credere che vi sia un fondo di verità.

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