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CHIESA MATRICE DI GIOIA DEL COLLE

La chiesa Matrice Santa Maria Maggiore di Gioia del Colle, dedicata a San Pietro, venne edificata per volere di Riccardo Siniscalco negli ultimi anni del secolo XI.
Nel 1739 la chiesa subirà un restauro impegnativo: ad occuparsi dei lavori sarà l’architetto Pasquale Margoleo, il quale decise di annetterla alla chiesetta del Purgatorio. Fu un incendio avvenuto nel 1764, all’interno dell’edificio, a causare la perdita di molti reperti custoditi nella chiesa. L’edificio sarà ulteriormente compromesso dal terremoto che ha colpito Gioia del Colle nella notte tra il 16 e il 17 dicembre del 1857, causando gravi danni alla struttura, che fu chiusa al pubblico per molto tempo. Ricostruita in stile barocco, la facciata della chiesa presenta due nicchie, contenenti rispettivamente la scultura della Madonna con il Bambino e San Filippo Neri. Oggi, possiamo ammirare all’interno della chiesa, alcuni reperti che sono sopravvissuti all’incendio, come l’ altare di pietra, una statua di piccole dimensioni raffigurante Sant’Antonio Abate, il Cristo Deposto realizzato da Giovanni Roccha, un altorilievo in pietra e una vasca battesimale attualmente conservata presso la Chiesa di San Vito. Ai lati degli stipiti del portone d’ingresso sono presenti due leoni rampanti, simbolo zoomorfo che, nel Medioevo, indicavano la potenza, la forza e la nobiltà. Negli anni intercorrenti tra il 1937 e il 1940, la Chiesa Madre fu impreziosita e valorizzata dalle opere di Mario Prayer (Torino, 1887 ‒ Roma, 1959).
Il 23 febbraio 1942 la chiesa subì un crollo che danneggiò il campanile, la cappella sottostante, la sagrestia e la canonica. Otto anni più tardi ebbero inizio i lavori che interessarono l’ingresso principale della chiesa e del Cappellone di San Filippo. Durante il lavoro di rifacimento della pavimentazione vennero portati alla luce degli antichi ipogei che, in tempi più arcaici, era adibiti a luoghi di sepoltura gentilizi. Le cripte, probabilmente, possono farsi risalire al periodo di edificazione normanna. Il nuovo campanile in struttura di cemento armato, dotato di ascensore, fu completato nel 1971.
Nell’edificio sacro è presente lo stemma appartenuto a Carlo III de Mari Principe di Acquaviva (1665-1697) il quale, probabilmente, fu sepolto in uno degli ipogei della Chiesa. Importante è l’altare votivo dedicato a San Filippo Neri, patrono della città di Gioia del Colle, che anticamente adornava la Cattedrale di Bari. Il dipinto raffigura la Madonna che invita il Santo della Gioia a costruire la nuova Chiesa di Roma. Sul lato sinistro del transetto vi è l’organo utilizzato durante le funzioni liturgiche, mentre – sul fondo dell’altare – vi è San Rocco, Patrono, assieme a San Filippo Neri, di Gioia del Colle. La tela posta sull’altare e raffigurante il compatrono di Gioia, rappresenta una scena di vita del Santo: San Rocco si trova circondato da appestati e angeli e volge il suo sguardo in alto verso Gesù Risorto il quale ha, alle sue spalle, una croce. Sul lato sinistro dell’altare è rappresentata l’Ultima Cena realizzata nel 1797 da Paolo Lanari. Al di sotto dell’opera vi è l’ambone ligneo accanto al quale vi è l’accesso alle stanze dedicate alla Confraternita della Madonna del Carmine.